Non mancherà poi molto, il cielo non vuole saperne di farsi meno cupo. Dubito di aver mai vissuto l’esperienza di una precipitazione nevosa così intensa, e sicuramente non avrei mai pensato sarebbe accaduto in moto, su una pista da sci, con un fondo ora talmente gonfio di neve fresca da poter generare l’invidia ad uno stuolo di snowboarders. Avrò percorso poca strada ma sono quasi le quattro del pomeriggio e la stanchezza comincia a farsi sentire, e la mia vista inizia ad essere annebbiata, o forse la nevicata si è fatta ancora più intensa. Ormai ho perso il conto di quanti sidecar mi abbiano superato, e anche la pazienza inizia a scarseggiare dopo i numerosi infossamenti nella neve fresca.
E un pensiero prende forma nella mia testa, devo ammetterlo, stavolta.
“Ma chi me l’ha fatto fare?”.
Non faccio in tempo a finire di formularlo, che alla curva successiva, a sinistra oltre la salita, vedo un sidecar fermo a bordo strada. Poi un altro. E un altro ancora, e delle persone in piedi. In lontananza, in mezzo alla bufera, si delinea il tetto di un edificio.
“È la Oberst Klinke Hutte! Il rifugio! Ci sono!”
Man mano che mi avvicino la vista si apre sul raduno, le moto parcheggiate, le persone che camminano indaffarate. Nevica abbondantemente, senza sosta.