A neanche cinquanta metri dall’incrocio, in direzione di Trieben, perdo l’anteriore e finisco a terra. Sono in mezzo alla strada. Velocemente, stacco il bauletto e alzo la moto, spostandola sul bordo della strada. Tornato in sella, attraverso con estrema cautela quello che ora sembra un paesaggio incantato, ma che mi fa paura per la quantità di neve presente a terra. Riesco a percorrere diverse centinaia di metri prima di cascare di nuovo, mettendoci un attimo a riprendermi. In quel momento arriva la macchina dei ragazzi che mi hanno aiutato prima, ma un uomo sulla mezza età, con estrema gentilezza e sorriso sulle labbra mi sta aiutando a rialzare la moto.
Ne approfitto per chiedergli da dove viene.
“Trieben?”
“Yes Trieben”
“Trieben ok?”
“Yes, Trieben ok” mi dice con tono rassicurante, mostrandomi successivamente la mano, con l’interno dell’indice e del pollice vicini tra loro, a significare che lo spessore è più basso. La buona notizia mi solleva il morale dall’ennesima caduta. Nel frattempo erano sopraggiunte altre tre macchine, tutte ferme con le quattro frecce nell’attesa che l’operazione di salvataggio giungesse a termine