Poche centinaia di metri, un’altra caduta in mezzo al nulla, quasi mangio la neve da come sprofondo sull’asfalto. Il fondo è davvero viscido e io inizio ad essere esausto. Non arriva nessuno. Ripeto la procedura ormai consolidata, la moto è verticale ma quando la metto sul cavalletto sento come se stesse cadendo dall’altra parte e vado nel panico, non credo riuscirò a tenerla per molto. Arrivano alcune auto e per fortuna qualcuno si precipita ad aiutarmi, sorreggendo la moto mentre tolgo il cavalletto e rimetto il bauletto, per poi salire in sella e ripartire. Nonostante la criticità della situazione, mi chiedono da dove venga e cosa faccia qui, sorridendo, per poi correre verso la loro macchina a mettersi in riparo dalla neve quando il loro aiuto non serve più. Due curve e sono di nuovo a contatto con l’asfalto, la situazione si sta facendo estenuante. Mentre sono ancora a terra vedo un sidecar arrivare da dietro e gli faccio segno di rallentare, come se non fosse abbastanza evidente che c’è una moto a terra in mezzo alla strada. Sono in due, si avvicinano più che possono e poi scendono a darmi una mano, convenendo con me che oggi le condizioni della strada sono davvero tremende.
Dopo nemmeno dieci minuti casco di nuovo, e loro sono ancora dietro di me, credo non mi stiano superando apposta per aiutarmi. Due angeli custodi veri e propri. Mentre rialziamo la moto commentiamo i miei bagagli, con la normalità con cui si parla quando si spostano dei bancali durante un turno di lavoro in magazzino.