wizzLa neve ora ha smesso di cadere, ma la situazione dopo la prima curva non è rassicurante. La trazione delle ruote è eccezionale, ma la moto è instabile e devo fare molta attenzione. Il famoso incrocio è il punto dove inizia il tratto più impegnativo. Da lì, avrò un chilometro di strada in mezzo al bosco per arrivare al parcheggio delle piste da sci, dopodichè avrà inizio la salita lungo la pista da sci, fino al rifugio. Ho perso il conto di quanti chilometri manchino all’incrocio, eppure la distanza era breve, ma mi sembra siano passate ore ed ore. Queste difficoltà mi hanno portato in estasi, sono ormai concentrato solo sul prossimo obiettivo, raggiungere quell’incrocio.
[…]
Butto giù i piedi dalle pedane, e a fatica riesco a rimetterli su. Mi fermo in cima per recuperare il respiro, quando dalla pendenza opposta vedo spuntare un bagliore, forse un miraggio, ma sembra un fanale. Sì, il fanale di una moto, anzi, sono due! Resto fermo dove sono. Davanti, una piccola enduro che procede molto lentamente con un piede appoggiato a terra, in mezzo a questo bianco perpetuo, e dietro un sidecar. Li guardo come se non vedessi altre moto da giorni.
“Quanto manca all’incrocio?!?” senza nemmeno salutarlo o presentarmi. L’apprensione si è ormai impadronita totalmente di me.
“Fifth…”
“Five? And then up?” non l’ho neanche lasciato finire. L’endurista con la giacca arancione alza il braccio e lo porta dietro di sé.
“Appena duecento metri, subito dopo la discesa. Sei arrivato! Poi giri a destra e mancano cinque chilometri.”
“Ma fai attenzione, c’è molta neve” aggiunge infine.
“Ok ci proverò. Grazie!” rispondo, improvvisamente sollevato.
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