La breve fila di automobili scorre avanti, lenta ma regolare. Al cancello di ingresso la guardia fa entrare uno alla volta. La guardia mi fa segno: è il mio turno di entrare. Metto la prima e avanzo lentamente. Tutto fila liscio, devo aver esaurito la mia dose di sfortuna per oggi. Ricevo il timbro di uscita e dopo poche centinaia di metri mi ritrovo alle porte dell’Europa. Pochi controlli, nessuna domanda: avere un passaporto della comunità delle dodici stelline è una bella fortuna a ‘sto mondo. Da qui, tutto filerà liscio. Non ci saranno più poliziotti corrotti, e ai rifornimenti mi basterà mettere il carburante nel serbatoio, entrare e pagare col bancomat, senza problemi né perdite di tempo. Posso ripartire sereno, a differenza del meteo: dal cielo è ripresa a scendere una pioggia battente. Da stamattina non ho mai tolto la tuta impermeabile, e anche se questo indumento impedisce all’acqua piovana di bagnarmi, dopo tante ore si finisce sempre a mollo nella condensa che si genera all’interno della tuta.