Tutto sembra bello finché non arrivo a Timișoara, la cui disposizione urbana mi catapulta indietro nel tempo, in un’era che non ho vissuto realmente. Per andare da una parte all’altra della città, non essendoci una tangenziale, una circonvallazione, o qualsiasi cosa che in Europa sembrerebbe normale, a meno che non abitiate a Mezzano di Ravenna o Castel Bolognese, si è costretti ad attraversarla tutta, interamente. Mi sembra di essere imprigionato nel personaggio di un videogioco 3D in prima persona degli anni ’90, dove invece di correre a piedi sparando agli alieni con mitra e lanciarazzi, è in sella ad una moto perso in mezzo a vecchi palazzi giganti, come fosse comandato da un giocatore inesperto che non ha la minima idea di dove svoltare per trovare la strada giusta, e spara inutilmente a destra e a manca fino a terminare le munizioni, venendo divorato da un terrificante mostro marrone. Devo trovare l’orientamento verso Nord facendo affidamento solo ai cartelli stradali per Oradea, che appaiono e scompaiono di continuo, in mezzo al traffico, le buche, i cani randagi e gli infiniti camion. Quando finalmente riesco ad uscirne torno in mezzo all’aperta campagna, almeno fino alla prossima città, tra cinquanta chilometri.